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Divorzio e criteri per calcolare l’assegno di mantenimento per il coniuge: caso della moglie senza reddito

La Cassazione ha parzialmente modificato i criteri per determinare l’assegno mantenimento in caso di divorzio nei confronti della moglie che non ha reddito ampliando la valutazione rispetto al semplice tenore di vita avuto dal coniuge durante il matrimonio e precisando che debba essere considerato anche il contributo fornito alla conduzione della vita familiare in una concezione “composita” dell’assegno di mantenimento per la determinazione del quale deve essere fatta una valutazione più armonica e comparativa delle rispettive condizioni economico-patrimoniali di moglie e marito.

Questa novità, in pratica, apre la strada ad una differente valutazione delle situazioni patrimoniali e lavorative dei coniugi che potrebbe portare anche alla revisione di molte pronunce di divorzio – consensuali o giudiziali – già emesse sulla base del criterio del tenore di vita.

Cosa cambia per il coniuge che chiede l’assegno di divorzio?

Andiamo ad esaminare una situazione concreta per capire cosa cambia per chi chiede l’assegno di divorzio.

Immaginiamo una moglie separata, di mezza età, laureata ma casalinga – dato che, durante il matrimonio, i coniugi avevano concordemente deciso che lei si sarebbe occupata dei figli. Attualmente in fase di separazione ha ottenuto un assegno di mantenimento versato dal marito, dirigente d’azienda. Durante l’unione la coppia, anche se non si è mai lasciata andare a lussi sfrenati, ha goduto di un buon tenore di vita: è riuscita anche ad investire i risparmi accantonati, acquistando alcune case poi divise al 50% in fase di separazione.

In sede di divorzio si dovrà valutare se il coniuge richiedente sia economicamente autosufficiente o abbia le capacità effettive per esserlo grazie, per esempio, a proprietà immobiliari, ad un patrimonio personale e la parte richiedente dovrà inoltre dimostrare di essersi resa parte attiva per ottenere i mezzi necessari per vivere ma il tenore di vita goduto con il marito, la contribuzione alla vita familiare e le possibilità economiche dell’epoca matrimoniale saranno considerate rilevanti per determinare la conferma o meno dell’assegno.

Come agire per dimostrare in ogni caso l’impossibilità di avere reddito

Potrà essere utile, ad esempio, iscriversi a corsi di formazione che possano riqualificare il curriculum vitae di una persona fuori dal mercato del lavoro, oppure inserire il proprio profilo nelle banche dati online che svolgono selezione del personale per conto di aziende terze, così come ricorrere al “collocamento” ordinario e parimenti potrà essere utile inviare vari curricula alle diverse aziende in cerca di personale. Un atteggiamento passivo e di “attesa” da parte della richiedente potrebbe essere visto negativamente dai Giudici e portare ad un rigetto della domanda. Nel caso che abbiamo tratteggiato per esempio, l’ex moglie potrebbe essere considerata in grado di mantenersi grazie ai risparmi accantonati durante il matrimonio o magari grazie alla proprietà degli immobili da far affittare e, quindi, potrebbe vedersi negare l’assegno.

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Cambiare lavoro per cambiare vita. Le conseguenze sull’assegno divorzile

Il lavoro rappresenta una componente fondamentale nella vita contemporanea: permette a ciascuno di ottenere quell’indipendenza economica necessaria non solo per poter realizzare il proprio progetto di vita – coniugale o meno – ma anche per poter dare libero sfogo alle proprie passioni. Molto spesso però il lavoro finisce per assorbire quelle energie, quell’attenzione e quel tempo libero che invece si vorrebbe dedicare ad altro.

Non è un caso il fatto che stia prendendo piede anche in Europa la cosiddetta pratica del downshifting. Uomini e donne, specie professionisti, decidono di riprendere in mano le redini della propria esistenza: volontariamente scelgono di rinunciare a una parte dello stipendio pur di rallentare i ritmi e godersi di più la vita. E’ con questo spirito che si opta per una riduzione dell’orario di lavoro o per il pensionamento anticipato. Non sempre però la decisione trova la giusta accoglienza da parte del partner o perfino dell’ex.

La diminuzione dello stipendio e l’assegno di divorzio

Col diminuire della disponibilità economica, il coniuge che è chiamato a versare l’assegno divorzile può chiederne la revisione. Ecco perché sono molto frequenti i casi in cui la scelta dell’ex marito di ridurre il proprio orario di lavoro o di andare in pensione viene osteggiata dall’ex moglie. Di fatto, la donna potrebbe interpretare la decisione dell’ex come una forma di ripicca nei suoi confronti, che si manifesterebbe nella diminuzione dell’assegno divorzile.

Tuttavia, al di là delle pretese dell’ex, la Cassazione ha stabilito che i cambiamenti economici dovuti a una scelta volontaria dell’ex coniuge rientrano di regola tra i giustificati motivi che prevedono la possibilità di rivedere l’assegno di mantenimento.

Il lavoro, la carriera, il prepensionamento sono scelte che rientrano tra i diritti di libertà della persona e come tali devono essere tutelati. Ecco che, per esempio, l’ex coniuge che decide di cambiare lavoro o passare da un full time a un orario part time, può chiedere, a fronte della diminuzione del proprio reddito, che le/gli venga ridotto l’ammontare dell’assegno di divorzio da pagare.

Procedimento di revisione dell’assegno divorzile

Affinché le condizioni dell’assegno di mantenimento vengano riviste, però, è sempre necessario rivolgersi al Tribunale. Il Giudice, a fronte di una domanda di revisione, dovrà riesaminare la situazione patrimoniale e reddituale dei due coniugi, alla luce delle novità emerse rispetto alla fase di divorzio. Verranno presi in considerazione, tra i vari aspetti, gli eventuali immobili di proprietà o in locazione, le rendite finanziarie, oltre al reddito da lavoro o alla pensione. Sarà solo dopo un’accurata valutazione delle condizioni economiche di entrambe le parti che verrà effettuata la revisione dell’assegno, soprattutto nel caso in cui vi sia un evidente mutamento.

L’ex coniuge che intende anticipare la pensione, cambiare lavoro o ridurre gli orari per avere a disposizione più tempo libero, quindi, non deve temere che questo suo desiderio venga male interpretato dal Giudice nel momento in cui dovesse richiedere una riduzione dell’assegno divorzile. Le decisioni del lavoratore che comportano una diminuzione del suo reddito non sono contestate a prescindere, ma diventano un presupposto per ribilanciare la situazione economica delle parti.

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Due cuori, una capanna… e qualche aiuto dai familiari. I contributi economici della famiglia d’origine in caso di separazione

Spesso le giovani coppie non badano troppo al fattore economico quando decidono di convolare a nozze. Prendiamo due giovani sposini, che hanno solo lo stipendio di lui e vivono nell’appartamento che il padre di lei, imprenditore, ha deciso di donarle come regalo di nozze, ed ogni mese ricevono dal suocero una cospicua somma di denaro in regalo, che permette loro di vivere bene. Dopo solo un paio d’anni dalle nozze, però, il rapporto entra in crisi, magari per la difficoltà di concepire un figlio. I due finiscono per allontanarsi finché la situazione non diventa irrecuperabile, decidono di separarsi, e la moglie pensa di avere diritto ad un assegno di mantenimento.

I contributi economici della famiglia d’origine nella valutazione dell’assegno di mantenimento

L’assegno di mantenimento viene riconosciuto nel caso in cui un coniuge non riesce, con i propri mezzi, a mantenere un tenore di vita analogo a quello della convivenza matrimoniale né sia in grado di reperire tali mezzi per ragioni oggettive.

La giovane età della moglie la renderebbe abile al lavoro e quindi capace, in linea di principio, di ottenere le risorse necessarie per il suo sostentamento. Inoltre, analizzando la situazione economica della coppia nel suo complesso, bisognerebbe considerare la proprietà dell’immobile e l’aiuto economico che il padre di lei ha costantemente versato, nel corso dell’intera convivenza matrimoniale. Bisogna sfatare il mito che chi non lavora sia per forza considerato economicamente più debole, se ha proprietà o entrate economiche differenti. I contributi ricevuti dalla famiglia d’origine, per esempio, se regolari e continuativi, vengono tenuti in considerazione dal Giudice sia in fase di comparazione della situazione economica e patrimoniale dei due coniugi sia all’atto dalla valutazione sul diritto all’assegno di mantenimento. Questi fatti essenziali devono essere provati in causa e potrebbero portare al respingimento della domanda di assegno.

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